“Have nothing in your houses that you do not know to be useful or believe to be beautiful”. (William Morris, The Beauty of Life, 1880)
“To give people pleasure in the things they must perforce use, that is one great office of decoration; to give people pleasure in the things they must perforce make, that is the other use of it”. (William Morris, The Decorative Arts: Their Relation to Modern Life and Progress, 1877)
Con queste parole, che suonano come musica alle mie orecchie, William Morris esprime il suo pensiero e l’essenza del Movimento Arts and Crafts da lui fondato alla fine dell’ 800 a Londra, in piena età vittoriana, per salvaguardare il lavoro manuale dell’uomo e la qualità dei prodotti artigianali in contrasto con il dilagare inesorabile e irreversibile dell’industrializzazione. Il Movimento Arts and Crafts è stato importante perché ha posto l’accento sul bisogno dell’uomo di essere circondato da cose belle in tutta la sua quotidianità per rendere la vita migliore, mettendo in discussione la bruttezza dei prodotti industriali e denunciando l’abbassamento della qualità di vita degli operai che lavorano all’interno delle fabbriche inglesi.
E’ passato più di un secolo da quell’epoca, tutto è cambiato eppure penso che molte delle idee e dei principi di quel movimento possano essere quanto mai urgenti oggi. In un mondo così tecnologico fatto di high tech, smartphones e social network, dove il reale è virtuale, in una società dove quasi tutto è prodotto a basso costo, in un presente così frenetico e alienante, penso che l’artigianato sia un’attività da promuovere e diffondere. Un tempo l’espressione «fatto a mano» era intesa come garanzia della qualità di un prodotto; in seguito, non so esattamente per quale motivo, essa è venuta eclissandosi quasi che fosse una nota di demerito; si assisteva così ad una sorta di ribaltamento del giudizio come se solo ciò che era fatto industrialmente e aveva una grande firma potesse essere qualcosa di qualitativamente valido.
L’artigianato sta tornando alla ribalta oggi. Proprio come pensava Morris, l’artigianato migliora la qualità di vita sia di chi lo esercita che di chi ne usufruisce. L’artigiano trae beneficio dal suo lavoro in quanto il lavoro manuale, qualsiasi esso sia, ti riporta alla realtà, ti fa riconquistare il senso del tempo e del luogo, del qui e ora, ti fa entrare in contatto profondo con te stesso. Quando lavori manualmente e sei concentrato a creare qualcosa dal nulla sei tu che detti i tempi, e sei tu che decidi come svolgere quel determinato lavoro ed è tutta tua la soddisfazione di veder nascere un oggetto tra le tue mani. Dietro al handmade c’è una certa genuinità e onestà che è propria del lavoro manuale.
Ma l’artigianato fa bene anche agli altri, ai non artigiani. In un mondo predominato da un arredamento stile Ikea, dove tutte le case hanno una stessa linea e a cambiare sono solo le combinazioni di colori e di moduli, le persone hanno bisogno di autenticità, unicità, originalità e personalità. E molte persone cercano queste qualità negli oggetti, nei vestiti, nel cibo, nelle esperienze e nei diversi aspetti della loro vita. Questo è testimoniato dal fatto che oggi cresce la domanda di prodotti fatti a mano e ci sono molte persone creative che scelgono di diventare artigiani e aprirsi un proprio laboratorio, di ceramica, di pelletteria, di sartoria, di pasticceria, ecc, fare le cose con le proprie mani, lasciare un segno nel mondo producendo qualcosa di unico per se e per gli altri.
Quando mi soffermo a riflettere sul mio lavoro di ceramista, penso a tutto questo…nonostante le difficoltà nell’impegnarsi in un lavoro “in proprio”, penso di essere fortunata ad avere una passione così forte come la ceramica. Un lavoro che mi dà grandi soddisfazioni sia nel processo di creazione che nel momento in cui vedo un mio oggetto uscire dalla mia porta ed entrare nella casa di qualcuno. Uscire dal laboratorio la sera dopo tante ore concentrata a mettere le mani “in pasta” e non vedere l’ora di poterci tronare è un piacere che considero un lusso!